A volte si inizia per caso, per puro divertimento o curiosità e si vince! Quanto è stato bello giocare e aver vinto dei soldi!!! Allora si può continuare, ma la volta dopo non si vince e neanche quella dopo e neanche quella dopo ancora. Ad un certo punto la ricerca di recuperare il denaro perduto o la ricerca del piacere della vittoria ci fa entrare in un vortice senza fine in cui proprio non si riesce a fare a meno di tentare di vincere ancora!
Questa problematica è conosciuta come disturbo da gioco d’azzardo o ludopatia. In sé non ci sarebbe nulla di male nello scommettere qualche euro nella speranza di vincere qualcosa, è divertente, è piacevole anche quando non si vince nulla, l’attesa, la curiosità di vedere il risultato, già solo questo può divertirci. Cosa succede dentro di noi quando si gioca d’azzardo? Semplicemente si prova un piacere immediato, appagante, sprigiona dentro di noi tante sostanze chimiche che non stiamo qui a nominare che stimolano i nostri centri del piacere e ci fanno sentire bene… proprio come fa una droga.
Ma qual è il confine tra una passione e un disagio patologico? Qui si potrebbe fare un elenco di sintomi specificati nel DSM-V (manuale psicodiagnostico) sulla necessità di giocare somme di denaro sempre superiori, oppure aver tentato più volte di smettere, oppure perdere il controllo sul pensiero che va sempre lì a quella esperienza così piacevole e divertente! Ma non voglio perdermi in noiosi elenchi: diventa un disagio patologico quando intere famiglie rischiano di non avere i soldi per comprare da mangiare, diventa un disagio quando una moglie (o un marito) stanchi di vedere i propri risparmi spesi vanno via di casa e per questo non possono più vivere con i propri figli, diventa un disagio quando si perde totalmente il controllo e si sa benissimo che è proprio ora di smettere, ma non è possibile neanche lontanamente immaginare di non entrare più in quella sala a scommettere. Se abbiamo capito di avere un problema è già una gran bella consapevolezza, si sa che si deve chiedere aiuto e magari ancora non si ha la forza di farlo, magari però, se si pensa ai propri figli, ai propri famigliari, alla voglia di sentirsi di nuovo liberi, si potrebbe sentir voglia di chiedere aiuto ad una persona competente e preparata, pronta ad aiutarvi in modo empatico e senza giudicare.