Ormai lo sanno proprio tutti: il cibo stimola i nostri centri del piacere. Che sia dolce (cioccolato o gelato) o salato (pane, pasta, pizza), se è un cibo che piace ci dà una sensazione immediata di piacere. E infatti la frase nel titolo è spesso detta quando passiamo un momento di ansia o tensione o tristezza. Per le stesse sensazioni ci sono persone a cui capita il contrario, gli si chiude lo stomaco e tendono a non mangiare, ognuno di noi ha un modo del tutto personale di reagire ai momenti di stress.
Il cibo, quindi, può influenzare il nostro umore. E’ capitato spesso in studio che mi venisse detto: “Dottoressa, quando non mangio e sono a dieta divento triste e nervosa, mi arrabbio con tutti!”. Non sarebbe un problema se di tanto in tanto in un momento di tristezza mangiassimo qualche pezzo di cioccolata, ma se per tenere l’umore stabile sentiamo la necessità di mangiare in continuazione al punto di aumentare in modo smodato il proprio peso ponderale, diventa importante osservare cosa ci sta succedendo. Osservare ad esempio quali emozioni sono associate al desiderio di mangiare, quali sensazioni corporee lo accompagnano, quali pensieri precedono questo desiderio o se c’è stato un evento traumatico scatenante. Spesso gli episodi di abbuffata si associano alla sensazione di perdere il controllo e questo può essere accompagnato a intense sensazioni di vergogna e frustrazione che sicuramente meritano l’attenzione di una persona competente.
Si può arrivare ad una tale sofferenza che l’abbuffata diventa la principale valvola di sfogo che si utilizza per alleviarla. E se poi per controllare il peso arriviamo a indurci il vomito o ad utilizzare altri espedienti (lassativi o diuretici) è evidente che questo è da considerarsi un vero e proprio disturbo della condotta alimentare. E’ chiaro che in questi casi l’aiuto di un terapeuta può fare la differenza: questi disturbi sono molto spesso accompagnati ad un crollo della propria autostima e questo influenza profondamente il nostro modo di vivere, ci fa perdere la serenità e influenza negativamente le nostre relazioni sociali, vale la pena vedere tutto ciò con una persona preparata e di cui ci si fidi, con la quale instaurare una relazione non giudicante, con cui ci si può permettere e concedere un percorso faticoso, ma sicuramente evolutivo e arricchente.